Canto del Malfattori


(musique anonyme, texte d'Attilio Panizza, ouvrier marbrier milanais)



Ai gridi ed ai lamenti
di noi plebe tradita
la lega dei potenti
si scosse impaurita
e prenci e magistrati
gridaron coi signori
che siam degli arrabbiati,
dei rudi malfattori!

Folli non siam né tristi
nè bruti ne birbanti
ma siam degli anarchisti
pel bene militanti;
al giusto al ver mirando
strugger cerchiam gli errori
per ciò ci han messo al bando
col dirci malfattori!

Deh t'affretta a sorgere
o sol dell'avvenir:
vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.

Noi del lavor siam figli
e col lavor concordi
sfuggir vogliam gli artigli
dei vil padroni ingordi
che il pane an trafugato
a noi lavoratori
e poscia han proclamato
che siam dei malfattori!

Natura, comun madre,
a niun nega i suoi frutti,
e caste ingorde e ladre
ruban quel ch'è di tutti.
Che in comun si viva,
si goda e si lavori!
Tal'è l'aspettativa
che abbiam noi malfattori!

Deh t'affretta ...

Chi sparge l'impostura
avvolto in nera veste,
chi nega la natura
sfuggiam come la peste;
sprezziam gli dei del cielo
e i falsi lor cultori,
del ver squarciamo il velo,
perciò siam malfattori!

Amor ritiene uniti
gli affetti naturali
e non domanda riti
né lacci coniugali;
noi dai profan mercati
distòr vogliam gli amori,
e sindaci e curati
ci chiaman malfattori!

Deh t'affretta ...

Leggi dannose e grame,
di frode alti stromenti,
secondan sol le brame
dei ricchi prepotenti;
dan pane a chi lavora,
onor a sfruttatori,
conferman poscia ancora
che siam dei malfattori!

La chiesa e lo Stato,
l'ingorda borghesia
contendono al creato
di libertà la via;
ma presto i dì verranno
che papa, re e signori
coi birri lor cadranno
per man dei malfattori!

Deh t'affretta ...

Allor vedremo sorgere
il sol dell'avvenir,
in pace potrem vivere
e in libertà gioir.